Nell’immagine a sinistra, in caso di assenza di elemento dentario, sono possibili due soluzioni: ponte, che comporta il limaggio di due denti sani, oppure l’impianto, che consente l’inserimento di un singolo elemento, più stabile, più estetico, più biologico, più facilmente igienizzabile e con costi sovrapponibili

 

Articolo a cura del dr. Massimo Natale

L’implantologia nell’ultimo decennio ha letteralmente cambiato il quadro terapeutico riservato ai pazienti da riabilitare protesicamente. Prima, esistevano i ponti, per i pazienti più fortunati o, peggio, le protesi mobili.

Il ponte imponeva il limaggio dei denti sani, che poi, inevitabilmente, dopo alcuni anni, iniziavano a infiltrarsi e cariarsi, fino alla perdita del dente e del ponte sullo stesso appoggiato.

Le protesi mobili avevano lo svantaggio di riempirsi di cibo durante la masticazione, di non consentire una funzione masticatoria adeguata, specie per i cibi più solidi, e di predisporre i rimanenti elementi dentari alla carie e alla mobilità.

Fortunatamente negli ultimi 15 anni l’implantologia, prima per pochi, è diventata una branca “per tutti”, sia da un punto di vista delle opzioni terapeutiche che del relativo investimento economico.

L’Implantologia è quella branca dell’Odontoiatrica che prevede l’inserimento di un pilastro in titanio per supportare un elemento protesico. Ciò consente fondamentalmente di poter sostituire un dente mancante senza limare i denti vicini, ma con una semplice vite in titanio, che supporterà l’elemento artificiale consentendogli i migliori risultati sia in termini di durata che di funzione, e anche di estetica.

La vite in titanio o impianto, infatti, non può cariarsi, e una volta osteointegrata (anchilosi ossea) presenta una eccezionale stabilità, e se il chirurgo implantare è adeguatamente esperto (idem il suo protesista), una fantastica estetica. Inoltre, a differenza del ponte, non ci sono zone vuote, dunque non ci sono residui di placca, e la gestione dell’elemento su impianto è del tutto simile a quella del dente naturale.

Possiamo così concludere che un dente in ceramica montato su un impianto in titanio è quanto di più vicino ci sia alla situazione biologica del dente naturale.

Esistono vari modi di inserire un impianto nell’osso.

  • A lembo
  • Tac guidata
  • Post estrattivo

L’implantologia a lembo è quella più consueta.

In sostanza, prevede una piccola incisione (lembo) di pochi millimetri nella mucosa, con scopertura del sottostante letto osseo. Apposite frese montate su un manipolo da implantologia, consentiranno di realizzare dei fori calibrati dove inserire la fixture in titanio. Alla fine del piccolo intervento, si procederà con alcuni punti di sutura (in genere 2 punti).

Per nostra esperienza personale, possiamo affermare con tranquillità che l’inserimento di un singolo impianto o due vicini, in una sede anatomicamente senza problemi (disponibilità orizzontale e verticale di osso) si realizza nel giro di 10-15 minuti al massimo, e si conclude con due punti di sutura, in totale assenza di qualunque dolore intraoperatorio. Anche nel post-operatorio, simili interventi sono caratterizzati da pochissimi sintomi, in genere piccoli dolori gestibili con un qualsiasi antidolorifico.

Quando vi sia abbondante disponibilità di osso, tale intervento può essere eseguito anche flapless, ossia senza lembo e senza incisione, previa un piccolo forellino nella mucosa da cui far passare le frese in carburo di tungsteno. In tali casi, l’intervento si conclude ovviamente senza punti di sutura e non comporta assolutamente alcun tipo di postoperatorio.

Nel nostro Centro Odontoiatrico, nell’ambito delle terapie implanto-protesiche, quando necessario, provvediamo a realizzare una tac preoperatoria per poter prevedere per tempo, e spiegare al paziente, quale sarà la migliore soluzione a esso riservata, e anche la più predicibile e sicura.

Sequenza logica di riabilitazione con impianto per un singolo elemento dentario mancante (premolare inferiore):

foto 1: inserimento dell’impianto e relativa vite di guarigione

foto 2: collegamento dell’impianto a un moncone in titanio

foto 3: Incollaggio della corona in ceramica e restitutio ad integrum, sia estetica che funzionale